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 16/08/2003 Torrepaduli (LE)




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 16/08/2003 Torrepaduli (LE)




 Organetto
 16/08/2003 Torrepaduli (LE)









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 Porto Badisco (LE)

          La Pizzica Salentina

La cultura popolare salentina racchiude la storia di un popolo che conduceva una vita semplice, piena di sofferenze, riuscendo a trarre soddisfazione anche dalle situazioni più misere, grazie a una forte fiducia nella Provvidenza.

Dalla vita agreste trae origine naturalmente anche il mistero della taranta, animale mitologico.

Anticamente si pensava che nei campi di grano si annidasse un pericoloso aracnide comunemente chiamato tarantola (o taranta nel Salento).
Durante il periodo della mietitura, le gambe delle mietitrici raccoglitrici di grano erano dunque esposte al morso velenoso di questo fantomatico animale.
Il morso di questa tarantola era considerato la causa di una particolare forma di possessione che è stata oggetto di studio per tutto il '900, e dietro la quale oggi si intravede l'effetto di una fortissima volontà di affrancamento e liberazione, e forse anche di esibizione, delle donne nella loro condizione di subalternità.
La musica, nel rito terapeutico, è l’elemento più importante: quando si riteneva che una ragazza fosse stata morsa dalla taranta si accompagnavano nella sua casa dei musici, i quali con tamburelli, violini, organetti ed altri strumenti davano vita ad un ritmo frenetico con lo scopo di far ballare, cantare e sudare la ragazza fino allo sfinimento.
Si credeva infatti che, mentre la vittima ballava per giorni, come per telepatia, anche il ragno soffrisse e si consumasse fino a scoppiare.
L'esorcismo di questa presunta possessione culminava perciò con la morte della taranta.
Il ballo della tarantata si suddivideva di solito in tre fasi: prima la donna si trascinava al suolo e batteva mani e piedi al ritmo della pizzica; poi si alzava, saltellava e danzava disegnando ampie figure con le braccia, con l'aiuto di un fazzolettone colorato; alla fine cominciava a barcollare fino a crollare al suolo esausta.
L'esorcismo poteva avvenire nella pubblica piazza o in casa, e alla ragazza "pizzicata" si univano spesso altri uomini e donne ad accompagnarne la danza smaniosa.
La tarantata si diceva, così, graziata da S. Paolo.
          La leggenda della pizzica

Molto famoso e studiato era l'esorcismo collettivo che aveva luogo nella cappella di San Paolo a Galatina, durante la festa patronale dei S.S. Pietro e Paolo.
Qui convergevano da tutta la Puglia carri carichi di ragazze che si ritenevano possedute e accorrevano ad implorare la grazia al santo.

La tradizione vuole che San Pietro e Paolo sostarono a Galatina durante il loro viaggio di Evangelizzazione. San Paolo fu ospitato da un galatinese nella propria dimora chiamatasi in seguito Casa di San Paolo. Riconoscente per la calda ospitalità ricevuta il Santo diede al padrone di casa ed ai suoi discendenti il potere di guarire coloro che fossero stati morsi da animali velenosi. Sarebbe bastato far bere l'acqua del pozzo che si trovava all'interno della casa e tracciare il segno della croce sulla ferita.

Dove originariamente c'era la Casa di San Paolo, fu eretta una cappella nella cui sagrestia c'è un pozzo murato contenente l'acqua miracolosa.

Il rito della tarantata era molto particolare.
Il tamburello suonava a ritmo frenetico e una donna si dimenava per terra. La donna attingeva l'acqua con un secchio dal pozzo, facendo attenzione a non guardare il fondo. Successivamente doveva berne moltissima fino a vomitarla tutta nel pozzo. Dal pozzo facevano capolino dei serpenti che cercavano di colpire la donna. A questo punto doveva prontamente chiudere l'imboccatura con un coperchio e, colta da una terribile debolezza, cadeva stremata a terra.
Con la fine della cerimonia, il rituale poteva considerarsi concluso.
          Pizzica Pizzica o Pizzica de Core

È l'espressione tradizionale della danza salentina.

Nonostante gli sforzi volti ad individuare le origini di questo ballo, non si riesce a risalire ad un periodo ben preciso in cui collocarlo. Sicuramente una danza, quasi un rito praticato dalla gente più umile, dedita ai lavori più duri che, al crepuscolo o in qualche occasione particolare, si radunava e, ballando e cantando, trascorreva le ore per dimenticare le estenuanti fatiche della vita quotidiana.

È una danza di corteggiamento durante la quale i due ballerini si avvicinano, ma non si toccano mai. Un leggero sfiorarsi, uno scambio di sguardi più o meno provocatori, una serie di gesti rimarcano il desiderio dell'uomo di "entrare nelle grazie" della donna, e quello di lei di essere corteggiata dall'amato, al quale, però, sfugge se questi prova ad avvicinarsi.
Una "legge" sicuramente dettata dalle condizioni del tempo, quando le distanze tra uomini e donne dovevano essere sempre rispettate e al contempo una scena attuale.

Di centrale importanza nel ballo è il fazzoletto che la donna sventola, in segno di elegante provocazione, agli occhi dell'uomo, il quale, però non può prenderlo se non con il consenso dell'amata.

In questo ballo non ci sono dei passi stereotipati, ben precisi da imparare e seguire, ma è tutto affidato al proprio sentire. Si succedono saltelli sincronizzati al ritmo dei tamburelli che, accompagnati dai diversi strumenti, sembrano rimarcare il ritmo del cuore. Un misto di fantasia, sensualità, passione e desiderio fanno della pizzica-pizzica il ballo più antico e caratteristico della tradizione popolare salentina.
          Danza a scherma o delle spade

La danza scherma salentina è un genere di danza che con ogni probabilità risale ad epoche lontane. La si può osservare dal tramonto del 15 Agosto all’alba del 16 Agosto nello spazio antistante il Santuario di San Rocco in Torrepaduli in occasione della festa in onore del Santo.

Il ballo è costituito da un complesso rituale accompagnato dal suono di armoniche a bocca e degli immancabili tamburelli. I movimenti mimano un combattimento con i coltelli, (si narra che un tempo, venissero veramente utilizzati), simbolicamente sostituiti dall’uso di una forte gestualità delle mani (la punta dell’indice e del medio protese) e attraverso ampie movenze delle braccia. Quindi i danzatori si sfidano in una sorta di duello rusticano.

Lo scopo della danza è cercare di colpire (è più uno sfiorare in verità) l’avversario, e ogni gesto, simula i movimenti tipici della lotta con i coltelli, seguendo fasi fisse del combattimento: provocazione, attacco, difesa, finte, colpi proibiti.

Altre regole del combattimento sono: non voltare mai la schiena all’altro, essere sempre vigili e tenere bene le distanze. Sono coinvolti solo due ballerini che, vengono sostituiti uno per volta da qualcuno del pubblico. Il pubblico, costituito generalmente da turisti, curiosi o devoti, fa cerchio intorno ai suonatori e ai ballerini, formando le cosiddette ronde e accompagnando la musica, battendo vivacemente le mani, canticchiando e ridendo.
Gruppi musicali  

Alla Bua Casarano (LE)
Aramirè Lecce
Arakne Mediterranea Lecce
Aria Frisca Felline (LE)
Ariacorte Diso (LE)
Cantori di Carpino Carpino (FG)
Canzoniere grecanico salentino Castromediano (LE)
Eugenio Bennato Napoli
Ghetonia Calimera (LE)
I Figli di Rocco Corigliano d'Otranto (LE)
Lu Rusciu Nosciu Presicce (LE)
Mascarimirì Muro Leccese (LE)
Niuri te Sule Muro Leccese (LE)
Officina Zoè
Scazzacatarante Galatina (LE)
Uccio Aloisi Cutrofiano(Le)
Xanti Yaca Nardò(Le)
 Te pizzica la capu
Pagina personale di Tommaso Tomaiuolo 
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online dal 3 settembre 2001